Lui è

Antonio

Sono nato nel 2000 a Caltagirone, la mia è stata un’infanzia felice trascorsa insieme alla mia famiglia. Nel 2014, all’età di 14 anni, inizia la mia storia quando dopo un dolore al ginocchio e diverse diagnosi sbagliate parto per Bologna per una visita all’ospedale Rizzoli dove vengo sottoposto a biopsia ossea.

Da quelle visite ciò che venne fuori fu chiaro; un tumore alla gamba, precisamente un sarcoma di Ewing alla tibia destra. Il protocollo di cura che mi viene comunicato consiste in 4 cicli di chemioterapia pre-intervento e 4 dopo con ciclo finale ad alte dosi in camera sterile con trapianto di midollo.

Dopo i 4 cicli vengo sottoposto ad intervento chirurgico dove mi asportano l’osso affetto dal tumore e optano per una ricostruzione con osso da donatore che col tempo si sarebbe fuso alla restante parte di tibia che mi era rimasta.

Continuo e finisco i cicli di chemioterapia completando la cura che ad oggi risulta essere stata efficiente, in quanto tutti i controlli oncologici sono andati bene finora a distanza di 7 anni; il problema più grande restava quello di un’infezione causata da un batterio aggressivo che da lì a poco avrebbe compromesso per sempre la mia gamba.

Passano all’incirca 3 mesi e la ferita ancora non si chiude del tutto a causa di quest’infezione, vengo sottoposto quindi a due pulizie chirurgiche a distanza di circa 2 mesi l’una dall’altra per cercare di salvare l’impianto, ma purtroppo il problema non viene risolto e gli ortopedici decidono di levare l’impianto con l’osso per installare una spaziatore in cemento antibiotato con lo scopo di ripulire l’articolazione dall’infezione e preservare lo spazio in attesa di una ricostruzione con protesi interna.

Nel frattempo, inizio una terapia antibiotica endovena che faccio ogni giorno. Lo spaziatore ha una durata di circa 40 giorni, a causa dell’infezione che persiste ne cambio due sempre in sede di intervento chirurgico. Durante tutti questi mesi, non avendo una protesi installata ovviamente l’articolazione rimase rigida e mi veniva impossibile piegare il ginocchio, dovevo aiutarmi con le stampelle, dato che non potevo dare carico alla gamba.

In tutti quei mesi di immobilizzazione, il ginocchio si era ovviamente irrigidito e nonostante tutti gli sforzi fisioterapici non riuscii insieme al fisioterapista a recuperare la flessione.
Nonostante questo problema della flessione che mi costringe a camminare con una gamba rigida e ad avere vari fastidi nel sedermi, inizia finalmente un periodo di relativa tranquillità per me che dura all’incirca 4 anni.

Nel 2020, però, la relativa tranquillità, viene rotta: inizio ad accusare alcuni fastidi alla caviglia dovuti ad una mobilizzazione dello stelo della protesi nella tibia. Vado a controllo e viene programmato un intervento chirurgico nell’ottobre del 2020 per risolvere questo problema e nel frattempo nella stessa seduta operatoria mi viene sbloccato il ginocchio dalle varie calcificazioni che si erano formate nel corso degli anni.

Tutto sembra andare bene, faccio la riabilitazione con Kinetec per recuperare la flessione e arrivo a un risultato di circa 75/80° di flessione del ginocchio. Anche in seguito a quest’intervento purtroppo la ferita sembra avere una leggera sofferenza, che peggiora però, formando una piccola fistola da dove inizia a fuoriuscire liquido sieroso sempre riconducibile a un’infezione in corso.

Sono costretto a fare la medicazione ogni giorno e inizio sotto consiglio medico una terapia antibiotica che risulta purtroppo inefficiente.

Ritorno al Rizzoli dal medico che mi ha operato e mi spiega chiaramente che l’unica soluzione per risolvere definitivamente il problema infezione era l’amputazione. All’inizio, erano mille i dubbi e le perplessità, ma poi pensando a tutte le sofferenze degli anni passati e ai 7 interventi che purtroppo non hanno portato a nulla, decisi che era la cosa da fare per risolvere definitivamente il problema. Il 10 giugno 2021 la mia gamba destra viene amputata proprio qualche centimetro sopra il ginocchio.

Un mese dopo, sotto consiglio dell’ortopedico che mi aveva seguito in quegli anni, mi trovavo insieme alla mia famiglia nell’ufficio di Rosario, ad Enna. Di lui, mi avevano parlato come una persona eccezionale nonché grande professionista. Da lì a poco, avrei iniziato il percorso di riabilitazione per tornare a camminare. Era talmente tanta la voglia di riprendere in mano la mia vita, che in soli 3 giorni di addestramento ho abbandonato le stampelle migliorando la camminata di giorno in giorno. Dopo sole due settimane, ero tornato a casa con la mia prima protesi ed ero già completamente indipendente! Durante la riabilitazione, mi sono reso conto che avevo trovato in RO.GA. una seconda famiglia, sono rimasto impressionato dall’umanità e dalla professionalità che contraddistingue tecnici, fisioterapisti e tutto il personale del centro. Grazie alla loro esperienza, sono riuscito in pochissimo tempo a raggiungere un ottimo livello di utilizzo della protesi che mi ha permesso di sfruttarla al meglio. 

Ho iniziato giorno dopo giorno a sfidare me stesso mettendomi alla prova in qualsiasi situazione e devo dire che il risultato è stato eccezionale. Sono tornato a fare attività che prima con la mia gamba naturale martoriata dai vari interventi potevo solamente sognare di fare.

Sono tornato a vivere!

Ho capito inoltre che i limiti a volte sono solo nella nostra testa, per questo il mio motto è:

YOU ARE YOUR ONLY LIMIT!!!

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