Disarticolato

D'ANCA

Nel ciclo naturale del passo, il bacino ruota e si muove su tre dimensioni; siamo tuttavia in grado di poggiare il piede con la punta rivolta in avanti, grazie ai relativi movimenti di compensazione con l’arto controlaterale. Il sistema modulare per disarticolazione d’anca, permette la capacità di rotazione interna ed esterna persa dopo l’amputazione.

Il ciclo del passo si avvicina così maggiormente a quello fisiologico rispetto a quanto sia possibile con i sistemi tradizionali, che generalmente consentono soltanto movimenti di oscillazione in avanti e indietro su una dimensione senza controllo dinamico.


Per avviare la flessione dell’anca per il passo successivo, i disarticolati con una protesi tradizionale devono alzare l’arto protesizzato sollevando il tallone dell’arto controlaterale, e inclinare il bacino in modo non naturale.

Helix 3D

Pensate che una protesi dell’articolazione dell’anca debba essere confortevole, dinamica e sicura? In questo caso troverete convincenti i vantaggi del nostro sistema modulare d’articolazione d’anca Helix 3D. È la prima articolazione d’anca in grado di controllare idraulicamente i movimenti tridimensionali dell’anca nella fase statica e dinamica.

7E9

l cuore dell’articolazione d’anca 7E9 è costituito da un sistema idraulico miniaturizzato ad alto rendimento che ammortizza in modo armonico i movimenti dell’anca, sia nella fase dinamica che nella fase statica, al fine di consentire all’utente una deambulazione molto simile a quella fisiologica. Abbinata ai ginocchi meccatronici Genium e C-Leg questa articolazione d’anca consente di realizzare una protesizzazione ottimale.

7E5

L’articolazione protesica dell’anca modulare 7E5 è progettata per funzionare armoniosamente con gli altri componenti Ottobock selezionati per i pazienti con disarticolazione dell’anca ed emipelvectomia.

L’articolazione dell’anca protesica modulare 7E5 è progettata per gli amputati di livello di disarticolazione dell’anca e di emipelvectomia con un grado di mobilità di 1.

L’articolazione dell’anca modulare 7E5 è fissata con viti alla piastra di laminazione dell’invasatura.

7E4

L’articolazione dell’anca protesica modulare 7E4 è progettata per funzionare armoniosamente con gli altri componenti Ottobock selezionati per i pazienti con disarticolazione dell’anca ed emipelvectomia.

L’articolazione protesica dell’anca modulare 7E4 è progettata per gli amputati di livello di disarticolazione dell’anca e di emipelvectomia con un grado di mobilità di 2.

Sebbene molto simile nel design all’articolazione dell’anca modulare 7E5, i pazienti con mobilità di grado 2 beneficeranno delle funzionalità aggiuntive del 7E4.

Caratteristiche Tecniche

La protesi per la disarticolazione d’anca attualmente è costruita (e prescrivibile) esclusivamente con sistema endoscheletrico le sue parti costituenti sono:

  1. la presa di bacino;
  2. il piede protesico;
  3. la struttura scheletrica portante, (con le arti- colazioni, anca e ginocchio);
  4. la cosmesi in gomma morbida che avvolge lo scheletro della protesi La presa di bacino è espressamente realizzata su calco ed effettua un ottimo sistema di ancoraggio. Essa viene realizzata di norma, in resina laminata in parte rigida (dove viene collegata la struttura scheletrica) ed in parte di resina flessibile per consentire una sua facile apertura quando deve essere indossata. Nella protesi per disarticolazione d’anca, il bordo superiore si prolunga fin sopra le creste iliache che sono utilizzate come mezzo di contro discesa della protesi lasciando libero il movimento della cintura pelvica, tanto necessario all’amputato per vestirsi e per calzare le scarpe.

 

Sia nella parte delle creste iliache sia nella parte inferiore della presa di bacino (tuberosità ischiatica), devono essere rivestite con materiali morbidi quali la gomma, il silicone o l’uretano. Nell’emipelvectomia il bordo superiore è più alto rispetto alla disarticolazione d’anca e copre tutta la cavità addominale per proteggere e contenere i visceri addominali che sopportano il carico venendo a mancare la tuberosità ischiatica. Si deve fare in modo da non comprimere la vescica per evitare fastidi all’amputato.

Il bordo prossimale dell’invaso deve arrivare all’altezza della decima costa, anche se limita il movimento del cingolo pelvico, ma assicura una miglior fissazione della protesi. Un invaso (o cesta) più completo, anche se meno comodo, eviterà movimenti di rotazione e a pistone tra l’invaso ed il moncone, dando in definitiva più sicurezza all’amputato.

 

L’interrelazione tra l’invaso, l’articolazione dell’anca, il ginocchio ed il piede, e cioè il buon allineamento su ciascun piano, fornirà stabilità alla protesi ed aiuterà alla deambulazione l’amputato. Per contribuire alla stabilità del paziente, tanto sul piano sagittale come su quello frontale, devono essere tenuti in considerazione tutti gli elementi della protesi. La deambulazione si realizza grazie alla funzione di ognuno degli elementi protesici, opponendosi alla forza di reazione del suolo e allo spostamento della gravità in ciascuna fase della deambulazione.

PROTESI DISARTICOLATO

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