Le calcificazioni,
un approccio multidisciplinare
alla cura

Uno dei luoghi comuni più ricorrenti sull’organismo umano è che sia una macchina perfetta, questa idea non corrisponde alla realtà, invece possiamo asserire abbastanza tranquillamente che l’organismo umano sia un sistema dotato di grandi capacità.

Una di queste capacità è relativa all’adattamento, ovvero quel fenomeno attraverso il quale l’organismo reagisce ad eventi e situazioni, modificandosi per “assorbire” in maniera meno traumatica possibile queste sollecitazioni.

Ma cosa c'entra questo con le calcificazioni?

La calcificazione è un deposito di sali di calcio in un determinato tessuto, principalmente di natura tendineo-legamentosa; pensiamo, ad esempio, a quando risultano nelle radiografie di una spalla o di un ginocchio, o quando ci diagnosticano una spina calcaneare.

Perché si crea una calcificazione?

Nel corso della vita di ognuno di noi ci ritroviamo a compiere dei gesti che sollecitano i nostri muscoli e le nostre articolazioni, queste sollecitazioni causano delle piccole lesioni ma nel tempo se non evitate si vanno a sommare e possono provocare potenzialmente una rottura completa; allora, in quelle strutture tramite un processo infiammatorio, si vanno a depositare quei sali di calcio che abbiamo citato prima, nel tentativo di “rinsaldare” quella struttura, dando vita quindi a un processo non degenerativo ma adattativo.

Le calcificazioni sono proprio un adattamento, un tentativo del nostro organismo di “mettere una pezza” alla sofferenza di una struttura, la degenerazione infatti avviene prima e l’organismo attraverso la calcificazione cerca di rimediare a questa.

Come si cura una calcificazione?

L’idea che spesso accompagna il trattamento di questa condizione è quella di frantumarla, di romperla, e infatti fra le terapie elettromedicali più in voga nel trattamento delle calcificazioni vi sono: le Onde d’urto e gli Ultrasuoni; le prime attraverso impulsi percussivi e i secondi con onde acustiche ad alta frequenza, che spesso risultano molto dolorose per le persone, pena l’abbandono del percorso riabilitativo.

Ecco perché tali terapie vanno sí usate, non con l’idea di andare a “rompere” le calcificazioni, ma per ridurre la degenerazione tissutale attraverso la riattivazione della circolazione locale, ma non in maniera isolata, andandole a collocare in un progetto riabilitativo che preveda un approccio multidisciplinare e personalizzato; ad esempio, nel trattamento di una spalla andremo a utilizzare anche delle terapie manuali e lavoreremo sul rinforzo muscolare, nel caso di una spina calcaneare potrebbe essere molto utile l’intervento del tecnico ortopedico con la creazione di un plantare che vada a ridurre le sollecitazioni sulla fascia plantare.

Come si cura una calcificazione?

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