Idrokinesiterapia

Il termine idrokinesiterapia deriva dall’unione delle parole greche hydar (acqua), kines (movimento), e therapeia (guarigione).

La riabilitazione in acqua viene e deve essere rigorosamente svolta da fisioterapisti specializzati o certificati tramite master specifico in idrokinesi, a testimonianza che l’idrokinesi rappresenta un aspetto ultraspecialistico nell’ambito della fisiokinesiterapia.

Inoltre, è di fondamentale importanza che l’idrokinesiterapia venga effettuata nell’ambito di una piscina “non comune” ma riabilitativa che debba rispettare i criteri di temperatura, sanificazione specifica, regolazione automatica, con precise caratteristiche chimico fisiche dell’acqua e sanificazione specifica di tipo sanitaria.

L'Idrokinesiterapia significa
non imparare a nuotare, ma curarsi.

E’ indicata sia come mezzo di preparazione in vista dell’intervento chirurgico, sia come efficace strumento riabilitativo nella fase di rieducazione post-operatoria e post-traumatica. Le indicazioni terapeutiche della riabilitazione in acqua abbracciano un ampio spettro di patologie, dalle patologie pediatriche a quelle geriatriche, dalle specialità chirurgiche (ortopedia e traumatologia) a quelle mediche (neurologia, cardiologia, reumatologia) ma anche per la riabilitazione in acqua dell’amputato.

L’acqua permette di rilassare la muscolatura, migliorare l’ampiezza dei movimenti, stimolare il riassorbimento del versamento intrarticolare, dell’edema extrarticolare e di dosare il carico.

Infine, è un’attività ideale non solo per i trattamenti riabilitativi ma anche nell’ottica della prevenzione e del benessere delle persone. Il programma di riabilitazione va impostato dopo un’attenta valutazione clinica del paziente e tramite un’equipe multidisciplinare specializzata volta a stabilire gli obiettivi da raggiungere.

Generalmente la rieducazione in acqua si compone di due o tre sedute settimanali, per un periodo variabile in relazione al grado di disabilità individuale. Per ogni paziente si segue un progetto riabilitativo personalizzato, in accordo con la figura medica specialistica (ortopedici, fisiatri, neurologi, cardiologi) e fisioterapisti.

Il programma rieducativo viene discusso con il paziente e integrato con le altre terapie.

Fattori principali dell'Idrokinesi

L’ idrokinesiterapista struttura la seduta in piscina variando tre fattori principali: il livello dell’acqua, la posizione del paziente e gli ausili utilizzati. L’ambiente microgravitario è sfruttato per mobilizzare passivamente e attivamente il paziente, o per fargli svolgere esercizi con il corpo parzialmente immerso nell’acqua.

In questo modo si rende più facile e fluido il movimento. Il paziente, inoltre, può essere rieducato ad un corretto schema motorio e propriocettivo, può ripristinare il range articolare, il tono e l’elasticità muscolare e migliorare il gesto. Tutte le proprietà fisiche dell’acqua (come la massa, la densità, il peso specifico, la pressione idrostatica, la tensione superficiale, la rifrazione e viscosità) vengono applicate all’idrokinesiterapia, sommandosi agli effetti fisiologici come l’effetto antalgico ed antinfiammatorio con riduzione della sintomatologia dolarosa.

l principi fisici dell' Idrokinesi

Tra i Principi fisici che rendono efficace l’esercizio in acqua vi sono: il principio di Archimede, la legge di Stevin e le leggi di Reynolds.

Il principio di Archimede afferma che ogni corpo immerso parzialmente o completamente in un fluido riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto uguale per intensità al peso del volume del fluido spostato.

Questo può essere sapientemente sfruttato permettendo una ripresa del carico in modo graduale e progressivo.

Per la legge dì Steven la pressione che il liquido esercita sul corpo è direttamente proporzionale alla profondità di immersione e alla densità del liquido stesso.

La compressione così ottenuta determina il passaggio di liquidi dagli spazi interstiziali al torrente circolatorio, facilitando la circolazione di ritorno venoso al cuore, con riduzione degli edemi declivi. Lo stimolo tattile, esercitato dall’acqua sulla pelle, favorisce una migliore percezione della propria posizione nello spazio.

Infine, per la seconda legge di Reynolds, quando il corpo si muove in un fluido è soggetto ad una resistenza proporzionale alla sua forma e velocità. L’applicazione pratica porta a scegliere tra i vari esercizi terapeutici contro-resistenza a difficoltà crescente, modulando la velocità di esecuzione anche tramite l’utilizzo di ausili come palmari e pinne.

La riabilitazione in acqua

L’idrokinesiterapia è parte integrante del programma riabilitativo viene svolta in piscine riscaldate dove la temperatura dell’acqua solitamente si aggira sui 29′- 32′.

Un terapista specializzato assisterà il paziente durante la seduta, consigliando ove necessario l’utilizzo di mute in neoprene o altri materiali isolanti.

Come tutte le terapie, anche l’idrokinesiterapia ha delle controindicazioni relative e assolute che in genere vengono segnalate dal medico specialista curante.

Ogni seduta dovrebbe essere strutturata in diverse fasi: una fase di inserimento, seguita da esercizi mirati, quali mobilizzazione generale, tonificazione muscolare, coordinazione ed equilibrio, e una parte finale di rilassamento.

Il terapista non si limita ad osservare da bordo vasca, ma lavora anche in acqua creando un rapporto di vera e completa fiducia con il paziente.

L’idrokinesiterapia non è solo la terapia tramite l’acqua, ma anche e soprattutto la terapia tramite il movimento terapeutico che il terapista gestisce in essa: il paziente viene guidato verso la guarigione attraverso l’interazione e la connessione che si viene a sviluppare in acqua.

L’idrokinesiterapia permette di accorciare i tempi di recupero di alcune tipologie di pazienti, sfruttando tutti i principi già elencati. Il lavoro in acqua è caratterizzato da proprietà che rendono i movimenti e le mobilizzazioni fluidi e facilmente realizzabili.

L’acqua cambia non solo l’approccio, ma anche l’umore, e permette al paziente la gestione della propria autonomia senza fermarsi per le limitazioni articolari o per il dolore.

PESO ACQUATICO IN RELAZIONE AL LIVELLO DI IMMERSIONE.

ALTEZZA ACQUA

PESO ACQUATICO

Immersione totale

3% del peso terrestre

Fino al collo

7% del peso terrestre

Alle spalle

20% del peso terrestre

Al petto

33% del peso terrestre

All’ombelico

50% del peso terrestre

Al Bacino

66% del peso terrestre

A metà coscia

80% del peso terrestre

Al Polpaccio

95% del peso terrestre

I Benefici

Gli effetti fisiologici generati dall’acqua si esprimono su tutti glì apparati. A livello cardiocircolatoria con l’aumento del ritorno venoso e riduzione degli edemi. A livello renale con la riduzione della produzione dì
alcuni ormoni, quali l’ADH (ormone antìdiuretico) e l’aldosterone, che favoriscano la diuresi, provocando una riduzione della pressione sanguigna. Questi effetti si protraggono anche oltre il periodo di immersione. A livello dell’apparato respiratorio si ha l’azione della pressione idrostatica sul torace, con conseguente aumento del lavoro di ventilazione.
A livello muscolo-scheletrico si ha un’azione miorilassante, con riduzione del contrattare e riduzione delle sollecitazioni sulle articolazioni per un lavoro in scarico. La progressione dell’immersione favorisce una ripresa graduale del carico.
A livello del sistema nervoso centrale e periferico l’immersione ha un effetto rilassante e analgesico (specie sui dolori cronici), di stimolazione sensoriale, di
di presa di coscienza del corpo e miglioramento della percezione dello schema corporeo, di miglioramento della coordinazione motoria e dell’equilibrio.
Ultimo, ma non meno importante, è l’effetto termico. La temperatura della vasca favorisce la vasodilatazione periferica, con conseguente velocizzazione degli scambi metabolici e gassosi, oltre a diminuire la contrattura muscolare e la sensibilità algica periferica.
L’idrokinesiterapia risulta quindi uno strumento riabilitativo fondamentale e indispensabile in diverse patologie.

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