Lui è

Mimmo

Questa storia ha come sfondo la notte. Ci sono notti lente e silenziose. Ci sono notti concitate e rumorose. Ci sono notti di gioia e di amore. Ci sono notti di paura e di sconforto. Mimmo è venuto al mondo di notte, ha rischiato la sua vita di notte e la sua rinascita è iniziata di notte.

Mimmo nasce in una di quelle notti in cui la gioia e l’amore riempiono le stanze degli ospedali.

É calabrese, testardo e determinato sin da subito, cresciuto a “pane e ‘nduja” insieme ai suoi fratelli e a sua sorella. Un ragazzo semplice, normale, vive la sua vita fatta di avventure e di sogni.

Impara il mestiere del padre “Mastru Vicenzu”: lavora come idraulico e come elettricista. Attorno a lui l’affetto di una famiglia di sani principi che con gli anni si va ampliando con l’arrivo dei primi nipotini.

La vita di Mimmo scorre regolare: il lavoro, la casa, la famiglia e gli amici.

Ma una notte, quella notte, la sua vita regolare cambierà del tutto. Era una notte di giugno del 2018, stava rientrando a casa percorrendo l’incantevole lungomare di Bagnara Calabra.

 

La luna si specchiava nel mare.

Mimmo guidava la sua moto e inspiegabilmente viene coinvolto in un incidente. Un attimo, un battito di ciglia, si ritrova a terra immobile. Una pozza di sangue, il suo sangue, attorno a lui persone mai viste prima, pronte a dargli aiuto. Gli legano una cintola alla gamba, intanto arrivano i soccorritori del 118 che dopo i primi e tempestivi interventi, lo trasportano d’urgenza al GOM di Reggio Calabria.

Quel viaggio dal lungomare al pronto soccorso, lo ricorda ancora, il dolore e la paura di perdere la sua vita, non aveva più le forze.
L’equipe della terapia intensiva, a cui sarà sempre grato per avergli salvato la vita, da inizio alla lunga corsa fatta di cure e operazioni. Un susseguirsi di operazioni, lunghe ore dentro una sala operatoria nei primi due giorni per cercare di recuperare ciò che stava andando perduto. Arriva quella notizia, quella che tutti temono: devono amputare. Subisce un’amputazione trans femorale del terzo medio sinistro, parole nuove alle sue orecchie, chi se lo sarebbe mai immaginato?

Da quel momento, tutto sarebbe cambiato. Nella sua mente una sola domanda: “E adesso?”.
Per due lunghissimi mesi, la sua nuova casa sarebbe diventata il policlinico “Madonna della Consolazione” di Reggio Calabria, doveva iniziare a rivivere, a riprendere la sua vita.

La permanenza non fu facile, doversi abituare alla “novità”, tra i corridoi si sentiva come se fosse da solo, l’unico nella sua situazione. Aveva tanta incertezza e spesso la solitudine e la tristezza prendevano il sopravvento. La cosa che gli faceva più male era sentirsi gli occhi della gente puntati addosso, quelle persone che sanno poco della tua condizione e non sanno altro che dirti “poveretto”.

Le notti, quelle notti, erano insonni, non riusciva a dormire, tra dolori e pensieri, ma sopratutto quel flash, quell’attimo in cui la sua vita cambiava drasticamente.
É, però, durante quelle notti, che Mimmo riflette e ritrova la forza per rinasce. Quella forza la data dall’amore della sua famiglia, dei suoi genitori e dei suoi fratelli.

Ma la famiglia non è solo fatta di legami di sangue, è anche quella che ti crei con gli amici di sempre, quelli che non ti lasciano mai solo e che ti danno coraggio per andare avanti; come quella del policlinico, ormai diventato casa, in cui i medici e gli infermieri riempivano le sue giornate di gioia, di attenzioni e d’amore.

É Ferragosto e finalmente Mimmo può rientrare a casa, un’emozione indescrivibile. Il cuore che batte forte, l’inizio di una nuova vita. L’unico obiettivo era quello di creare una nuova normalità e riprendere la sua vita.

Cosa fare? Primo passo, fu quello di contattare il centro protesi a Bologna, di cui tutti parlavano bene, professionisti nel loro lavoro ma la lontananza da casa creava troppi problemi, era difficoltoso raggiungerlo. Inizia così una lunga ricerca, per trovare un centro più facile da raggiungere, fin quando non scopre il nostro centro.

Una scoperta per caso, ma rivelatasi illuminante, ci racconta Mimmo.

Le prime voci sono della nostra Francesca, e poi del Direttore Tecnico Rosario Gagliano. É parlando con lui che finalmente si sente compreso e capito. Ogni ostacolo, che fino a quel momento sembrava impossibile da superare, non sarà più un problema.

Era il 2019 quando per la prima volta raggiunge il nostro centro. Viene investito, da una sensazione strana, un misto tra paura ed emozione, quella lunga attesa per riprendersi la sua vita, era finalmente finita. Sin da subito a lavoro, tra parallele e corridoi, davanti a lui un nuovo mondo pieno di fiducia e positività. É in piedi Mimmo, ha la sua protesi adesso.

I primi passi, lacrime negli occhi. Ce l’aveva fatta.

Sembrava che andasse tutto per il meglio, quando una nuova sfida arriva dietro l’angolo: un’infezione interna che costringe Mimmo ad una nuova operazione.

Brescia, nuovo ospedale, nuovi medici. Sette ore sotto i ferri, sette interminabili ore. La sua famiglia sempre accanto a lui. Anche questa volta, il coraggio e la forza aveva vinto. Tutto era andato secondo i piani.

Dopo il periodo post operatorio, a fine settembre sarebbe potuto tornare ad Enna e rincontrare con grande emozione la sua “vecchia amica”, la sua protesi che per l’occasione si era rifatta il look…era stato inserito il nuovo ginocchio bionico Genium X3. Tutto riprende da dove aveva lasciato l’ultima volta, i sacrifici, il duro lavoro avevano portato al risultato più grande, ritornare a VIVERE. Oggi, Mimmo, cammina, corre, lavora, scherza, nuota, ha ripreso la sua vita tra le mani e nulla è un ostacolo!

Vogliamo chiudere questa storia con le parole di Mimmo, parole vere e profonde, parole di un uomo forte che ha combattuto ed ha vinto!

Riproduci video

“Ho tante persone da ringraziare: l’agente della polizia di stato e tutte le persone presenti quella notte, senza esitazione mi hanno dato un primo soccorso, contenendo l’emorragia ed evitando il peggio. Ringrazio i medici e gli infermieri del G.O.M. di Reggio Calabria, l’equipe del policlinico “Madonna della Consolazione, il centro di Bologna il primo a darmi una speranza, ringrazio anche chi in questo percorso non ha inciso positivamente.

Un grazie agli amici presenti a quelli rimasti e a quelli che se ne sono andati. Un grazie particolare ad un’amica presente. Dico un grande GRAZIE alla mia famiglia, che nonostante tutto quello ha subito, è riuscita a trovare la forza e il coraggio nell’affrontare questa grande sfida guidata da colei che mi ha messo al mondo: La mia mamma.

Infine, per ultimo, ma non per importanza, ringrazio particolarmente il centro ROGA seguito da Dr. T.O. Rosario Gagliano, un grazie a tutti i collaboratori, tecnici e amici fraterni conosciuti. Reputo tutti indistintamente , la mia seconda Grande Famiglia.

Voglio rendere questa mia storia condivisibile a tutti sperando che possa essere di aiuto e di ispirazione a tutte quelle persone che si fossero trovate o si potranno trovare (spero, però, d’esser io l’ultimo) in questa sfortunatissima situazione, esortandoli a non mollare MAI!”

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