La stenosi lombare è il restringimento patologico o congenito del canale vertebrale lombare, al cui interno decorrono le radici nervose spinali.

I livelli vertebrali più frequentemente coinvolti in questo tipo di patologia sono il tratto L4-L5 (cioè il tratto compreso tra la quarta e la quinta vertebra lombare) ed il tratto L3-L4 (tra la terza e la quarta vertebra lombare). La stenosi lombare può evidenziarsi anche nel tratto L5-S1 (ovvero compreso tra la quinta vertebra lombare e la prima vertebra sacrale), ma con minor frequenza (Fig. 1 e 2).

Incidenza

L’incidenza generale della stenosi vertebrale lombare va dall’1.7% all’8% a partire dalla sesta decade di vita. Si tratta di una delle forme di disabilità più frequenti nell’anziano. Rappresenta la principale causa di chirurgia vertebrale nei pazienti oltre i 65 anni.
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Classificazione

La stenosi del canale lombare può essere classificata, secondo Arnold in:

stenosi lombare congenita o primitiva: condizione rara (2.6 - 4.7% dei casi) correlata a malformazioni congenite, come la sindrome di Morquio, l’acrondoplasìa ed anomalie dello sviluppo a carico dell’arco o del corpo vertebrale. Si configurano, dal punto di vista anatomico, in un’abnorme brevità dei peduncoli ed in anomalie di orientamento e/o di forma delle faccette articolari

stenosi lombare acquisita o secondaria, che dipende dai processi degenerativi fisiologici del rachide: sviluppo di osteofiti nella parte posteriore dei corpi vertebrali; degenerazione ed ipertrofia delle faccette articolari; ipertrofia del legamento giallo; ispessimento o calcificazione del legamento longitudinale posteriore; spondilolistesi degenerativa; scoliosi del rachide lombare; discopatia degenerativa, che può essere causa di protrusione o ernia discale, che genera a sua volta una stenosi del canale lombare

stenosi lombare combinata (congenita più acquisita): in questo caso, la stenosi sostenuta da alterazioni spondilosiche del corpo vertebrale e delle articolazioni compare su un canale vertebrale già ristretto costituzionalmente

Secondo Kirkaldy-Willis, la stenosi del canale lombare su base degenerativa si sviluppa in più tappe: fissurazione del disco, diminuzione dell’altezza discale, comparsa di osteofiti, fino ad arrivare agli ultimi stadi con ipertrofia delle faccette articolari, delle strutture legamentose e della capsula articolare.

Tra le altre cause di stenosi lombare acquisita troviamo: cause iatrogene (ad esempio post-intervento chirurgico di laminectomia o artrodesi), post-traumatiche o miscellanea (ad esempio legata al Morbo di Paget, Malattia di Forestier, sindrome iperostosica scheletrica idiopatica).

Dal punto di vista anatomico la stenosi del canale lombare può svilupparsi interessando tutto il diametro antero-posteriore del canale (stenosi centrale) oppure a livello del recesso laterale o foraminale (stenosi laterale).

Fig. 1 Stenosi del canale lombare L2-L3 ed L3-L4

Fig. 2 Stenosi del canale lombare L3-L4 ed L4-L5

Sintomatologia

Il quadro sintomatologico della stenosi lombare può essere molto variabile a seconda del livello di gravità della patologia (numero di segmenti interessati, vertebre coinvolte, gravità della stenosi). In generale, però, sono quattro i sintomi più rappresentativi di questa patologia:

dolore (lombalgia localizzata al livello del restringimento a cui può sommarsi il dolore dovuto al coinvolgimento delle radici spinali)

parestesìe (formicolio e/o intorpidimento più o meno marcato a carico dell’area corrispondente alla radice nervosa interessata dalla compressione)

claudicatio neurogena (aumento del dolore che si irradia agli arti inferiori durante la deambulazione)

ipostenìa (perdita di forza) degli arti inferiori

La lombalgia è un sintomo costante ed aspecifico della stenosi del canale lombare. Il dolore lombare è un dolore di tipo meccanico, accentuato dalla deambulazione e dal mantenimento della posizione eretta.

L'insorgenza della sintomatologia radicolare è per lo più graduale: la durata dei sintomi periferici al momento della diagnosi è superiore ai 6 mesi nel 90% dei casi. Le sindromi neurologiche sostenute da stenosi del canale spinale possono essere mono o pluriradicolopatie continue, intermittenti con il quadro caratteristico della claudicatio neurogena. Le monoradicolopatie continue sono simili a quelle che si osservano per ernia discale, tuttavia l'insorgenza è lenta, le manovre da stiramento radicolare sono negative o debolmente positive ed il dolore è esacerbato dalla estensione del rachide piuttosto che dalla flessione. Le poliradicolopatie continue sono caratterizzate da deficit motori e sensitivi che prevalgono nei territori innervati dalle fibre più lunghe (L4-L5-S1-S2); raramente compaiono alterazioni delle funzioni sfinteriche e/o sessuali.

La claudicatio neurogena è un sintomo caratteristico, ma non è costante né specifico. Si tratta di una sintomatologia dolorosa e parestesica, generalmente bilaterale, che compare dopo deambulazione e che costringe il paziente ad arrestarsi e/o flettere in avanti il tronco per alleviare i sintomi. Tale posizione antalgica è correlata alle dimensioni del canale lombare che si modificano in base al movimento di flesso-estensione del rachide. Infatti, in posizione di flessione anteriore di tronco, il canale lombare tende ad aumentare il suo diametro, portando a una riduzione della pressione intradurale di 5 volte rispetto alla stazione eretta.

Diagnosi

Per porre una corretta diagnosi di stenosi del canale lombare appare necessario mettere in correlazione i dati anamnestici, il quadro clinico e neurologico del paziente e l’esito degli esami strumentali a cui lo stesso viene sottoposto. Le principali indagini radiologiche che vengono effettuate sono la tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (RM) lombare. Quest’ultimo esame costituisce il gold standard poiché permette di valutare il grado di stenosi ed i livelli coinvolti. Consente, inoltre, di evidenziare la presenza di alterazioni degenerative disco-legamentose tipiche delle stenosi secondaria e di documentare al meglio le stenosi foraminali ed il decorso dei nervi. Gli studi Rx del rachide lombosacrale in flesso-estensione e lo studio Rx rachide in toto danno ulteriori informazioni circa la concomitante presenza di instabilità della colonna associate alla stenosi (antero o retrolistesi e suo grado di mobilità) o di deformità vertebrali come la scoliosi.

Criteri radiologici

Dal punto di vista radiologico non esistono dei criteri standard per poter definire la stenosi del canale lombare. Si stima che solo nel 20% dei pazienti con sintomi da stenosi del canale lombare ci sia una correlazione con l’imaging.

Vengono principalmente utilizzati i criteri di Schizas, secondo cui la stenosi è definita moderata se il diametro antero-posteriore del canale lombare alla risonanza magnetica è tra 10-12 mm, completa se inferiore a 10 mm. Altri, per classificare il grado di severità della stenosi, utilizzano la sezione del sacco durale alla RM o TC: un’area durale inferiore a 75 mm² è indicativa di una stenosi completa, inferiore a 100 mm² di una stenosi parziale.

Trattamenti

La maggior parte dei pazienti vengono trattati inizialmente in maniera conservativa. I farmaci utilizzati sono antiinfiammatori, cortisonici od oppiacei. Il trattamento farmacologico può risultare efficace in maniera completa o parziale, ma spesso i sintomi si ripresentano dopo un periodo di benessere di durata variabile. Essendo una patologica degenerativo-artrosica, è rara la guarigione spontanea.

Il trattamento chirurgico non è preventivo e non viene effettuato in urgenza visto che il peggioramento dei sintomi è lento e progressivo, mai improvviso.

Nei pazienti con sintomi modesti o con condizioni cliniche generali troppo compromesse per affrontare un intervento possono essere utilizzate tecniche di terapia del dolore quali le infiltrazioni epidurali a scopo antalgico e/o la fisiokinesiterapia.

Intervento chirurgico

Nei casi scarsamente responsivi al trattamento conservativo, in cui il quadro sintomatologico peggiora nel corso del tempo e diventa progressivamente invalidante, o nei casi in cui compaiano dei deficit neurologici sensitivi e/o motori a carico di uno od entrambi gli arti inferiori, l’intervento chirurgico costituisce spesso l’unica e ultima via percorribile dal punto di vista terapeutico. In anestesia generale, individuato il livello (o i livelli nel caso di stenosi multisegmentale) da trattare, si esegue una decompressione del canale vertebrale con l’asportazione di alcuni segmenti ossei e legamentosi (laminectomia e flavectomia) al fine di restituire al sacco durale ed alle strutture in esso contenute lo spazio adeguato.

La decompressione delle strutture nervose può essere ottenuta tramite differenti tecniche chirurgiche, che comportano un'esposizione più o meno ampia del sacco durale e delle radici emergenti e, nel contempo, una compromissione più o meno estesa delle strutture anatomiche deputate a stabilizzare il segmento di moto vertebrale. Quando la stabilità di quest'ultimo viene compromessa ad un livello critico, vi sono elevate probabilità che si verifichi un'instabilità "iatrogena" nell'immediato post-operatorio o dopo qualche mese dall'intervento. Al contrario se la decompressione nervosa è stata insufficiente, è probabile che, dopo un periodo di tempo variabile, la sintomatologia radicolare si ripresenti. È opportuno perciò differenziare il trattamento chirurgico in base al tipo di stenosi ed in base all'instabilità eventualmente presente a livello stenotico.

In caso di instabilità del rachide documentata mediante esami strumentali, alla fase di decompressione fa seguito la stabilizzazione vertebrale con viti peduncolari e barre. Le tecniche utilizzate oggi sono tecniche mininvasive che permettono la risoluzione dei sintomi con piccole incisioni chirurgiche che risparmiano i tessuti ed i muscoli paravertebrali (Fig. 3 e 4).

Fig. 3 Stabilizzazione vertebrale L3-L5

Fig. 4 Stabilizzazione vertebrale L4-S1

Nei pazienti con stenosi del canale radicolare e/o foraminale, la decompressione della radice nervosa viene generalmente effettuata tramite una interemilaminectomia uni o bilaterale e foraminotomia.

Nei pazienti con stenosi centrale, la decompressione delle strutture nervose può essere attuata sia tramite laminectomia centrale sia tramite laminotomia bilaterale. La prima comporta l'asportazione della lamina, delle apofisi spinose e dei legamenti interspinoso e sovraspinoso, preservati invece con la seconda tecnica chirurgica. Sebbene non vi sia unanime accordo sui vantaggi le indicazioni chirurgiche della laminectomia vs laminotomia, studi biomeccanici hanno evidenziato che quest'ultima preserva maggiormente la stabilità vertebrale rispetto ad una laminectomia centrale.

Spondilolistesi associata a stenosi del canale lombare

La spondilolistesi degenerativa può essere considerata come una condizione di reale instabilità (ipermobilità della vertebra nelle radiografie funzionali) o di potenziale instabilità (no evidenza di ipermobilità alle radiografie funzionali). In quest'ultimo caso l'instabilità è potenziale poiché una decompressione delle strutture nervose può rendere il segmento di moto francamente instabile. Tuttavia, in presenza di una stenosi da spondilolistesi degenerativa, il trattamento di decompressione senza artrodesi è indicato quando la sintomatologia preoperatoria è essenzialmente di tipo radicolare con lombalgia assente o modesta, quando le radiografie funzionali non evidenziano una ipermobilità vertebrale, e quando l'entità della stenosi è tale per cui la decompressione può essere effettuata tramite od interemilaminectomia bilaterale o laminotomia bilaterale.

Nei casi, invece, con pazienti affetti da lombalgia preoperatoria di moderata-marcata entità, in cui è presente un'ipermobilità della vertebra olistesica nelle radiografie funzionali e nei casi di marcata stenosi in cui è necessario effettuare una laminectomia centrale per decomprimere adeguatamente le strutture nervose, è opportuno associare un'artrodesi (intesomatica o postero-laterale) alla decompressione nervosa (Fig. 5 e 6).

Fig. 5 Artrodesi intersomatica L4-L5

Fig. 6 Artrodesi intersomatica L3-L4

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